I mulini delle Grazie, ampiamente citati negli atti del processo, e legati al recupero di Suor Ottavia, come abbiamo visto non esistono più. Un angolo, come lo restituiscono una foto d’epoca e una riproduzione pittorica del Borsa, sacrificato sull’altare del progresso industriale, che alla fine del suo ciclo naturale, ha lasciato solo macerie, come possiamo vedere appena fuori dal parco di Monza. Al di là della documentazione visiva abbiamo raccolto alcune informazioni dal sito “Arengario.net” da cui proviene l’immagine che mostra i mulini. Le riproponiamo nella descrizione relativa alla cartolina.
“La cartolina, mostra la bellezza del luogo poco più di mezzo secolo fa. La grande cascina era attraversata da una roggia che usciva prima della chiusa di fronte alla “Frette”, formava un ‘isolotto, muoveva le pale del mulino dentro la cascina delle Grazie Vecchie e tornava poi poco avanti nel Lambro, di fianco allo splendido parco della villa Archinto. Nella cartolina la cascina è ancora in piena efficienza: i panni stesi alle finestre, le piante potate, la catasta di legna in attesa dell’inverno, la stradina e il ponticello ben tenuti. Questo mulino era detto di “Obizio degli Osj.” Ancora un legame con l’Osio di cui questo Obizio sembra essere della parentela.
[…] fino al momento in cui, gli abitanti dello stesso la traggono in salvo. Stiamo parlando, dei tre mulini delle Grazie, che segnavano il fiume poco prima che questo entrasse nella città di Monza. Sono indicati, sulla […]
[…] degli interrogatori e l’oggettività dei fatti ricostruiti, che i mulini erano gli scomparsi “mulini delle Grazie”, la cui proprietà era del citato Prospero Beatore e tutto era finito […]