Poco prima di uscire dalla breccia, che Gian Paolo Osio conosceva essere discosta dalla porta del Carrobiolo, i tre fuggiaschi, oltrepassano il Ponte Nuovo, che ancora oggi sopravvive ed è più noto come Ponte del Carrobiolo. Le notizie che mutuiamo in gran parte dal volume “Il Parco la Villa” nell’ambito della pubblicazione “Quaderni del Parco”, ci forniscono interessanti informazioni. La struttura, edificata in origine durante la costruzione delle mura di Monza, di cui faceva parte, per completare il sistema difensivo della città, ad opera dei Visconti negli anni 1333 forse 1334, è in realtà, nonostante il nome, il ponte più antico di Monza, fatte salve le successive ricostruzioni e rimaneggiamenti subiti. Abbiamo notizia d’interventi importanti negli anni 1712 e a seguito di un crollo parziale ancora nel 1785. In realtà il più antico ponte, risulta essere il Ponte di Arena, epoca romana, che perse il suo primato in occasione dell’edificazione al suo posto dell’attuale Ponte dei Leoni nel 1842. Il Ponte Nuovo, in origine era a tre arcate, attualmente la terza risulta essere interrata. Quest’arcata era posta sulla sponda destra del fiume, indicata in disegni e riproduzioni del passato, comincio a scomparire tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700, a causa dei detriti portati dal fiume. Nei disegni del 1700 è indicata la spalla della terza campata anche se la luce presente verso la riva di destra è ormai quasi scomparsa. Altro particolare della configurazione originale del ponte è evidenziata dalla asimmetricità delle due campate odierne, più modesta verso la riva sinistra e più accentuata quella di destra, tanto da far supporre che prima di toccare la sponda, da quest’ultima parte, il ponte presentava una seconda volta simile, nelle dimensioni, a quella di sinistra. Supponiamo che l’interramento dell’arcata, abbia al contempo determinato una sepoltura delle stesse fondamenta del ponte, determinate dall’innalzarsi del letto del fiume. Oltre alle funzioni difensive il ponte era anche utilizzato, calando apposite paratie nel fiume, come sbarramento allo stesso in occasione delle piene del Lambro. Sul lato sinistro del corso, poco prima del ponte, ha inizio il Lambretto che contornava come sappiamo le mura ad est della città, ma serviva, altresì, quale scolmatore durante i periodi di “piena” del fiume, quando le acque erano deviate, in quantità, nel suo corso.
Nella documentazione antica un disegno acquarellato del 1734 che vogliamo riproporre, il cui originale è conservato alla Biblioteca Civica di Monza, ci mostra il ponte in pianta con ancora una piccola luce tra l’ultima spalla visibile a destra e la riva. Più interessanti il particolare in sponda sinistra di una minuscola darsena, ricovero di piccole imbarcazioni, che potevano muoversi in settori molto ristretti del fiume visti i vari ostacoli naturale e artificiali che segnano il corso d’acqua. Ancora d’interesse la peschiera, dove si allevava e custodiva pesce che serviva nel caso specifico alla mensa dei padri Barnabiti del Carrobiolo, che appunto qui dimoravano, e che avevano sostituito i fondatori del monastero gli Umiliati. Il solito Zerbi ci informa che verso al fine del 1800, furono demolite le alte muraglie poste sui parapetti del ponte che erano serviti a mantenere una certa discrezione al passeggio dei Barnabiti, nel cortile del loro chiostro, quando recitavano l’uffizio, tale riguardo era stato concesso nel 1582 da un’altro de Leyva, a nome Francesco, zio della Monaca di Monza.
[…] di queste mura i tre percorrono il tratto delle odierne Via Visconti e Aliprandi, oltrepassano il Ponte Nuovo e giungono nei pressi del Carrobiolo. Qui le due monache ci restituiscono i loro punti di vista. […]