CORTE GIULINI “LA CA RUSA”

CORTE GIULINI “LA CA RUSA”

Il complesso abitativo delle Corte Giulini, nota anche come “La Ca’ Rusa”, è una delle opere dell’ultima fase in cui la famiglia Giulini-Casati, completò, con spirito innovativo la riorganizzazione delle attività legate ad uno sfruttamento razionale delle risorse agricole di cui disponeva. Fu costruita verso la fine dell’ottocento. La realizzazione fu opera di Anna Giulini, nell’arco di tempo compreso tra l’anno in cui eredita la sua parte di proprietà, nel 1871 e gli anni 1880-81 in cui sappiamo la Corte Giulini completamente edificata.

CORTE GIULINI 1

La Corte Giulini, ripresa aerea

La corte Giulini è caratterizzata da un maestoso porticato costituito da archi policentrici, in cui i pilastri realizzati in mattoni ed intonacati, sono protetti, dalla risalita dell’umidità del terreno, da un alto basamento realizzato da un blocco monolitico di ceppo.
La naturale prosecuzione in altezza del porticato è costituita dal loggiato del primo piano chiamato anche “lugiòn” con parapetti in ferro, pavimentato con pianelle in cotto e coperto dal terzo piano, dotato di un corridoio centrale su cui si affacciano sia sul lato corte che sul retro le camere da letto.

CORTE GIULINI 2

La sequenza degli archi che caratterizzano i due piani dell’edificio

L’ampio porticato, rivolto a sud, oltre a proteggere dalla pioggia lo spazio di lavoro antistante le abitazioni, fungeva da riparo per i prodotti agricoli. Garantiva altresì, la protezione dal sole estivo e consentiva d’inverno, ai raggi solari di colpire la facciata dell’edificio fornendo un poco di tepore. I solai del porticato e del loggiato hanno la medesima fattura, realizzata con travature in legno a vista. La costruzione è completata dal tetto a padiglione, realizzato dunque a quattro falde.
Il corpo di fabbrica delle abitazioni in origine presentava, un impianto modulare dato da un susseguirsi di ambienti uguali, equamente suddivisi tra le famiglie, ad ogni nucleo era assegnato un locale al piano terreno, dove si trovava la cucina con il focolare, mentre al piano superiore completava la dotazione la stanze con i letti. Una scala a doppia rampa contrapposta, con pianerottolo intermedio è collocata in posizione centrale ad interrompe la successione delle singole cellule abitative. La stessa sale al piano superiore dove, attraverso un’apertura totale del vano scala, immette nel loggiato, che da accesso alle stanze da letto.
Lo stabile posto dunque sulla direttrice Est-Ovest si affaccia sull’ampio cortile attraversato dalla strada che lo separa dalle stalle, oggi profondamente rimaneggiate. Quest’ultime erano costruite nettamente staccate dalle abitazioni in virtù di una nuova sensibilità igienica nei confronti delle condizioni di vita dei contadini. Il lato delle stalle seguiva lo stesso schema, delle abitazioni, suddivisi in unità modulari, assegnate ciascuna ad una famiglia: al piano terra, la stalla e nella parte superiore il fienile, aperto verso la corte e protetto da grigliati a croce sul retro.
La cascina rappresentò, al tempo dell’edificazione, il punto estremo d’evoluzione della corte “pluriaziendale”, che si raggiunse verso la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, con fabbricati a tre piani mediante l’uso di muratura totalmente in mattoni. Un sistema costruttivo legato anche alla necessità di una richiesta accresciuta di vani d’abitazione, dovuta ad un generale incremento demografico. In questa prospettiva il terzo piano, quello dei mezzanini, locali bassi dapprima con funzioni agricole, furono ben presto, data la mancanza cronica di case, utilizzati come residenza. Senz’altro non trascurata fu l’esigenza di curare un’attività, quella della produzione della seta, che sappiamo importante per la Brianza e particolarmente sentita dai Giulini-Casati che attraverso gli anni avevano dato vita ad una vera e propria filiera che dalla nascita del baco conduceva alla lavorazione della seta greggia. Un occhio di riguardo era stato posto anche nella realizzazione del citato complesso produttivo-abitativo, dotandolo di locali di una certa altezza per favorire l’allevamento dei bachi da seta, per contenere “castelli” su cui allevare i bachi, più alti che garantivano una maggiore quantità di prodotto finale.

Alla corte Giulini, in funzione della caratteristica di edificio dedicato all’agricoltura e all’allevamento, ritroviamo sotto il porticato differenti immagini di Santi, che ogni cascinale possedeva. Rozzamente dipinte, apprezziamo le immagini dei tre protettori principali della comunità: la Madonna (protettrice universale), San Sebastiano (protettore del bestiame) e il Beato Giobbe (protettore dei bachi da seta).  Queste presenze oltre ad essere punto di riferimento per i contadini che dovevano fare i conti con un’esistenza difficile e sempre sull’orlo del baratro e dunque cercavano qualche sollievo rivolgendosi a queste figure, segnavano, altresì, attraverso la loro ricorrenza lo scorrere di un preciso calendario che scandiva le attività lavorative dei contadini stessi.

BIBLIOGRAFIA:

Terre di Brianza; la comunità di Usmate Velate tra medioevo ed età contemporanea.

Paesaggio rurale, cascine e case a corte del parco del Molgora e della Brianza vimercatese

Gocce d’antico; segni e tratti del nostro passato : Usmate Velate : le cascine le corti, le ville, i luoghi di culto