Avevamo, qualche numero fa, scomodato il prestigioso museo di Pittsburg per narrare del disegno dell’altare della Cappella San Felice di Velate, li conservato, ed attribuito erroneamente a Giuseppe Pollack. Questa volta non abbiamo dubbi nell’assegnare questa paternità alle 7 tavole, che illustrano il progetto dell’architetto per l’edificazione della cascina Belgioiosa, sempre a Velate. Non spendiamo ulteriore spazio per narrare come questi progetti siano approdati dall’altra parte dell’Oceano, per i curiosi rimandiamo al numero dell’aprile 2021.
Una doverosa introduzione. La volontà d’investire la cospicua eredità della moglie defunta, Giovanna Mellerio, induce Rinaldo di Belgiojoso ad impegnare, a nome delle tre figlie per conto di cui gestisce il patrimonio, buona parte del lascito per l’acquisto di circa l’80% del territorio di Velate, siamo alla fine del Settecento. Da queste sostanze la possibilità di attuare un progetto che merita una giusta attenzione, per contenuti e per la lungimiranza del nobile Belgiojoso.
Una iniziativa, diremmo oggi, improntata alla “cultura del territorio”, intesa come risorsa produttiva da valorizzare, con il supporto di competenze qualificate. In pratica per il Belgiojoso significava generare un incremento della produttività del “Tenimento di Velate”, attraverso investimenti rivolti a migliorare la qualità dei fondi, delle abitazioni e della viabilità del paese. Belgiojoso deve fare i conti con una situazione del territorio tutt’altro che florida. La qualità delle colture risulta molto bassa; brughiera in parte coperta da svilite piante, poi zerbi nudi, pochi i boschi di pregio, per finire viti e gelsi in numero limitato. Le strade faticano a giustificarsi come tali. Gli edifici, da relazioni del tempo, risultano “in vero stato di rovina”. Non ci dilungheremo nell’elenco degli interventi compiuti, ci preme più evidenziare come gli stessi fossero il frutto dell’applicazione metodica di quei dettami che i progressi delle differenti “scienze”, mettevano a frutto in quegli anni. L’opera di Rinaldo di Belgiojoso trovò plauso, non solo nella commemorazione, voluta dalla figlia, e riportato sulla lapide celebrativa nella Cappella San Felice : “…certa di gratificare a coloni che ammirati ne ricordano ancora i lunghi ingenti dispendi in restaurare case in abbonir campi aspri e selvaggi onde la fame del 1817 in questa terra non fu patita a da possidenti di Lombardia fu preso laudevole esempio.”
A metà Ottocento Cesare Cantù nell’opera “La grande illustrazione del lombardo veneto” scriveva: “…a pochi minuti Velate, …ove trovasi la Villa Belgiojoso, ora ereditata dai Giulini… è uno dei primi paesi ove siasi adottata quell’agricoltura a disegno, che fa somigliare le campagne ai giardini; opere che resero benedetta la memoria del Principe Rinaldo di Belgiojoso…”.
Come accennato, oltre alla campagna, fu posta altrettanta attenzione alle abitazioni, dove appunto dovevano alloggiare quei contadini che avevano in cura il “tenimento”. Dunque ecco emergere una di quelle “competenze qualificate” a cui si era affidato il nobile per valorizzare il contesto edilizio di Velate. Giuseppe Pollack, l’architetto che si occupò del Palazzo residenza dei Belgiojoso in centro a Velate, impiegò poi le sue competenze per rigenerare quelle abitazioni che necessitavano massicci interventi. Dieci edifici, abitati da contadini di Velate e tre di Usmate, vengono in quel periodo completamente ricostruiti ed ampliati. Nella scia di quella sperimentazione e innovazione, a cui il principe aveva mirato, non poteva mancare una realizzazione che rappresentasse e fosse modello del progetto ispiratore. Parliamo della “nuova cassina per l’abitazione di cinque famiglie di coloni”, la Belgioiosa. Scrive Marica Forni: “L’impianto regolare della Belgiojosa, nobilitato in facciata da un timpano, attua le più elementari norme fissate dai coevi trattati in materia di fabbricati rurali serrando lo spazio della corte con la residenza su un lato e i magazzini su quello opposto…”. La stessa Forni nella stesura del volume “Giuseppe Pollack… Villa e tenimento Belgiojoso della Porta a Velate”, non ha potuto avvalersi del supporto delle 7 tavole del Canergie, qui proposte, che dunque dobbiamo considerare nella loro valenza di documentazione inedita.
…nobilitato in facciata da un timpano…
Non conosciamo l’anno preciso dell’edificazione della Belgioiosa. Le tavole del Canergie indicano la loro realizzazione tra il 1814 e il 1821. In quest’ultimo estremo temporale, nella relazione nota come “Piuri-Calvi”, ingegneri del Belgiojoso, l’edificio è citato, e dunque già edificato.
Il 20 agosto 1857 nel corso del censimento del così detto “Catasto Lombardo-Veneto”, l’ingegnere Angelo Fraschini per la Belgioiosa annota: 9 luoghi terreni, 11 superiori, 6 stalle con fienile, portico in 5 campate con loggia e la presenza del forno.
L’annotazione dell’Ingegner Fraschini
Tale descrizione si sposa quasi perfettamente con quanto illustrato nei disegni a nostra disposizione.
Tavola II
La facciata (tav. II) ricalca in modo abbastanza fedele quanto oggi possiamo apprezzare, fatto salva la decorazione a lastre a contorno dell’ingresso e il fregio del timpano, pensato nel disegno per ospitare la scritta “La Belgioiosa”, oggi collocata appena sopra l’arco d’ingresso e sostituita da una meridiana.
Ingresso alla Cascina
Tavola IIII
Degno di nota, illustrato nella tavola IIII, il loggiato ad ampi archi, cinque, all’interno della corte, che oggi risultano completamente tamponati e nel cui spazio sono stati ricavati ambienti abitativi.
Come si presenta oggi il portico all’interno della corte
Da quanto si può vedere oggi, non c’è alcuna traccia degli archi, che tuttavia dovevano essere stati realizzati, per quanto riportato nel rilievo del 1857.
La travatura in legno che sorregge il loggiato. Sullo sfondo quelle che in passato erano le stalle
Sul lato opposto all’ingresso, le sei stalle, le tavole V e VII mostrano due possibili profili del piano riservato ai fienili.
Tavola V
Tavola VII
Aspetto disatteso dagli 8 vani odierni, trasformati in ampie vetrate ad arco a tutto sesto, retaggi delle aperture del pagliaio. Possiamo tuttavia ipotizzare, considerando la coppia di aperture ai due estremi, destra e sinistra, ravvicinate tra loro, che il maggior spazio che separa le altre finestre, fosse occupato da altre aperture, oggi murate. In tal modo, considerata anche la dimensione delle finestre, possiamo sostenere che si fosse preferito, in fase di costruzione, il progetto riportato dalla tavola VII, quindi con 13 aperture.
Il fronte dell’edificio un tempo dedicato alle stalle, oggi trasformato in abitazioni e box.
L’angolo sud-est della corte. Gli archi dei fienili delle ex stalle, trasformati in ampie vetrate a tutto sesto.
Nelle due tavole V e VII, così come nella mappa del 1855 si evidenzia, all’altezza della mezzeria, sul lato stalle, una sporgenza destinata ad ospitare una nicchia, che probabilmente doveva servire per contenere una santità destinata alla protezione degli uomini e del bestiame
La mappa della Cascina Belgiojosa nel rilievo catastale del 1855
Oggi nella zona indicata, sono ancora visibili le spalle in pietra del manufatto, poste a bordatura di una porta d’ingresso.
Le bordature in pietra della porta d’ingresso, al centro del lato ex stalle, rimandano probabilmente alla nicchia sporgente, illustrata sulle tavole V e VII
Di quelle santità, una volta venerate e invocate dai contadini a loro protezione, rimangono, all’interno del complesso abitativo, due presenze. Sotto l’androne d’ingresso una “Madonna dei Miracoli”
Un dipinto di Iginio Gatti, che raffigura Maria SS. dei miracoli
La teca con la Madonna di Lourdes
Poi ancora, sotto il porticato dell’ex loggiato, entrando sulla destra, una rappresentazione della“Madonna di Lourdes”
La pianta quadrata dell’edificio, (tav. I) non ricalca, nella forma e nelle dimensioni la costruzione odierna, che risulta di perimetro rettangolare.
Tavola I
Tuttavia dal disegno, che mostra la facciata di levante, (tav. VIII) del progetto, sembra confermarsi la dimensione rettangolare del complesso.
Tavola VIII
Lato ad est all’esterno della Belgiojosa
Disposizione confermata dall’aspetto odierno del lato esposto ad oriente.
Rilievo catastale 1897
Nel rilievo catastale del 1855 la corte presenta varchi laterali in prossimità dell’edificio destinato alle stalle. Nel 1897, il complesso appare modificato, la corte serrata con nuovi locali edificati nel compimento del perimetro.
Tavola VI
L’ultima tavola a disposizione, conservata al Canergie Museum, mostra il lato sud dell’edificio. Nella stessa tavola è illustrata la sezione interna degli ambienti dedicati alle stalle, piano inferiore e al fienile, parte superiore
Lato a sud della cascina, come appare oggi.
L’aspetto odierno, del lato sud del complesso, conferma quanto riporta la tavole VI del progetto, fatto salvo le finestre del piano inferiore, trasformate in una serie di porte.
In conclusione possiamo dire che complessivamente la struttura, della cascina Belgiojosa risulta perfettamente riconducibile ai progetti originali. Tuttavia, le modifiche intervenute nel corso degli anni, hanno modificato pesantemente l’aspetto della corte interna, primo fra tutti il loggiato, così come la mutata destinazione d’uso della parte dell’edificio utilizzato in origine come stalle, privando l’ambiente di quelle prerogative che erano state d’ispirazione a Giuseppe Pollack ed al suo committente il Principe Rinaldo di Belgiojoso.