La Cassinetta di Velate, vicende storiche

La Cassinetta di Velate, vicende storiche

Prime notizie

La zona della Cassinetta, che oggi merita il giusto interesse per le sue peculiarità naturalistiche ed ambientali, grazie a quel “Bosco della Cassinetta” ben promosso e gestito dal “Circolo Gaia” di Lega Ambiente, merita tuttavia qualche parola circa la storicità dell’insediamento. La località trova la sua prima citazione nel 1572 quando sono indicati i nomi di Bartolomeo e Angela Brambilla quali capofamiglia del luogo.

Uno scorcio della “Cassinetta” vista da nord

La presenza della dinastia dei Brambilla è documentata, alla Cassinetta, nel corso di tutto il ‘500 e il ‘600. In seguito saranno i Serponti, a sostituire gradualmente i Brambilla, elargendo agli stessi prestiti, poi non onorati e incamerando in tal modo gli immobili messi a garanzia (vedi altro articolo). Una parte di questi crediti risultava ancora in essere nel 1742, quando furono ceduti dai Serponti a Gio Batta Gallarati (niente a che vedere con i noti Gallarati-Scotti). Il Gallarati, attraverso un iter giudiziale divenne proprietario delle ultime disponibilità dei Brambilla, diventando in tal modo l’unico proprietario della zona, prendendo poi in affitto, altre proprietà dei Serponti e della Scuola del S.S. di Velate, queste ultime erano un lascito fatto alla parrocchia da Giovanni Brambilla. Nel suo testamento redatto nel 1716 l’uomo, che abitava alla Cassinetta, aveva messo a disposizione terreni e una piccola abitazione. Il lascito sarebbe servito in parte per una celebrazione, in perpetuo, di messe in suo suffragio e in parte per i bisogni della “Scuola”.

L'Oratorio della Cassinetta

Nell’anno 1745 Gio. Batta Gallarati richiede autorizzazione per costruire un oratorio intitolato a San Giovanni Battista, suo patrono, presso la Cassinetta. 

La richiesta di Gio. Batta Gallarati per edificare un oratorio in onore del suo Santo protettore, anno 1745

L’autorizzazione, viene concessa, con qualche distinguo, tanto che un ulteriore disegno risulta sottoposto ad approvazione nel maggio del 1756.

I due disegni allegati il primo alla richiesta di edificazione risalente al 1745, il secondo datato 1756, quando l'oratorio fu autorizzato dalle autorità ecclesiastiche

Nella visita pastorale dello stesso 1756, abbiamo una dettagliata descrizione dell’oratorio.

VISITA PASTORALE 1756

La prima delle due pagine relative alla relazione dell’Oratorio dedicato a San Giovanni, alla Cassinetta, stesa durante la Visita Pastorale del 1756 voluta dal cardinale Pozzobonelli


Dell’Oratorio San Giovanni Battista nel luogo chiamato la Cassinetta

Entro i confini di questa parrocchia, distante circa trecento passi dalla chiesa Parrocchiale, sorge un altro oratorio, sotto l’intitolazione di San Giovanni Battista, fu eretto dalle fondamenta da pochi anni, a spese del signor Giovanni Battista Gallarati, che detiene il diritto di patronato, che la mattina stessa, per ordine, del  Rev.mo  Cardinale Arcivescovo, è stato visitato dal Rev.mo Vicario Foraneo Alessandro Banfi

Altare

Presenta un unico altare, sul cui pilastro superiormente sono collocate assi di legno su ciascun lato, dove è stato inserito l’altare in pietra. È dotato di un’icona, che presenta la sacra immagine del divino Giovanni Battista in un pannello elegantemente dipinto. Non mancano i gradini, sui quali sono posti la croce, e i candelabri, e tutti gli altri arredi sacri, vi è poi una apertura, allo scopo di riporvi i vasi, tutto era disposto adeguatamente e convenientemente;

Il Vaso dell’acqua benedetta

Un vaso di marmo, è posto a destra entrando nell’oratorio, aderente al muro, nel quale si mantiene pura e pulita l’acqua del contenitore.

Porta

La porta della chiesa è rivolta verso il occidente, ed è protetta il più saldamente possibile con robuste persiane, serrature e chiavi.

Finestre

La luce, sufficiente, entra da una finestra, costruita verso sud, alla quale non mancano né vetri né inferriate di ferro.

Tetto, pavimento e pareti

Il pavimento di questo oratorio è in mattoni, il tetto interno, è ricoperto di cemento in un arco sinuoso, ed è  circondato da muri decentemente intonacati con intonaco e gesso.

Campana

In cima ai due pile di mattoni, in cima ai muri della casa di abitazione di Giovanni Battista Gallarati, è appesa un’unica campana, la cui fune di tiro si libera all’interno di detta casa.

Sull’oratorio

Questo oratorio è per tutti coloro che sono indirizzati al culto religioso e all’onore di Dio, gli arredi sacri, vengono custoditi con cura in un armadio posto in fondo all’altare. É costruito in forma oblunga in un’unica navata. Di diritto esiste il patronato del signor Giovanni Battista Gallarati, fu eretto, in onore del suo nome e dedicato a San Giovanni Battista. Nel costruirlo si tenne conto che il sacerdote, celebrando, guardasse verso oriente.

I Barbiano Belgiojoso acquistano la Cassinetta

Nel 1774 i beni della Cassinetta, propri di Gio Batta, quelli a livello dei Serponti, unitamente a quelli tenuti in affitto, della Scuola del Santissimo di Velate, passano al figlio Giovanni Giuseppe Gallarati. L’erede di quest’ultimo, ancora un Gio. Batta, come il nonno, nel 1816 cedette ai Belgiojoso le proprietà della Cassinetta, compresi il livello che era stato della chiesa di Velate e quello dei Serponti. In cambio di questa cessione, a Gio Batta Gallarati fu assegnato un vitalizio.

Mappa della zona relativa al “Catasto Lombardo-Veneto” 1857

Nell’anno 1857 quando la località venne visitata dall’ingegnere Angelo Fraschini, incaricato per stilare il censimento, noto come “Catasto Lombardo-Veneto”, che forniva questa descrizione degli immobili che componevano la Cassinetta. Un primo edificio denominato dal mappale 364 con 3 locali terreni, che risultavano affittati al medico condotto, lo stabile comprendeva poi 7 locali al primo piano, 2 magazzini, una cantina, sempre nella stessa abitazione altri 2 locali terreni, 3 superiori, 2 stallini con rimessa un solaio e un magazzino. Addossato a questa costruzione c’era l’oratorio con la sagrestia. Alle spalle all’estrema sinistra del complesso altri due magazzini. L’altro stabile indicato dal mappale 204, che comprendeva la parta più antica dell’insediamento, si componeva di tre luoghi terreni sei superiori, un portico a tre campate, quattro stalle con fienili e 5 locali collocati al secondo piano

La Cassinetta, prima della ristrutturazione, in un disegno di Igino Gatti

Al tempo di Beatrice Belgiojoso, nel 1862, si deve segnalare un abuso compiuto dai nobili. Non nuova a queste pratiche la mitica Beatrice, come abbiamo visto per la Tamburina. Questa volta si sostituì alle autorità ecclesiastiche e senza alcuna autorizzazione, pensò bene di dismettere l’oratorio della Cassinetta, trasformandolo in abitazione privata. La responsabilità del gesto finì poi per ricadere sul ragioniere della famiglia e il parroco dell’epoca Angelo Perego, si fece carico di recuperare la pietra sacra dell’altare e consegnarla alla Curia. Dobbiamo dire, che la nobile famiglia, a far data dal 1850, aveva assunto il patronato della Cappella all’interno del cimitero di Velate, dove aveva allestito il mausoleo della famiglia.  

Il progetto iniziale che prevedeva il restauro dell’edificio religioso, esistente all’interno del Camposanto, dovette essere modificato a seguito del crollo della struttura durante i lavori. Si diede corso quindi alla realizzazione di un nuovo manufatto, noto oggi come “Oratorio San Felice”, che in quel primo periodo di vita, fu dedicato alla “Beata Vergine Maria Immacolata”, come indicato nella visita Pastorale dell’arcivescovo Romilli nel 1856. Nella stessa occasione anche l’Oratorio della Cassinetta fu oggetto della Visita Pastorale.

VISITA PASTORALE 1856

Sono passati giusto 100 anni dalla precedente Visita Pastorale. Il 3 marzo 1856 l’Arcivescovo giunge  a Velate.

La visita Pastorale dell’Arcivescovo Romilli, come indicato nella riproduzione del programma stilato in Curia, avvenne il giorno 3 Marzo 1856.

Lo stato dell’Oratorio della Cassinetta non è dei migliori, senza entrare nel dettaglio della descrizione che come edificio ricalca quanto espresso 100 anni prima, ci soffermiamo sulle criticità che emergono dalla visita.

L’Oratorio è ora patrocinato dalla famiglia Giulini, nella figura dalla contessa Beatrice Belgiojoso, vedova di Giulini Della Porta.
L’altare è addossato alla parete ed è decorato con la sacra immagine di San Giovanni Battista dipinta su tavola.
Non c’è nessun tabernacolo. Da un gradino, di legno, quasi rotto dal tempo, si sale dal piano della cappella all’altare.
La “pietra sacra”, pur essendo presente, tuttavia non è accertato che sia stata  consacrata. L’Oratorio risulta annesso ad una abitazione privata, all’interno si trovano due ambienti soprastanti l’oratorio. In questo oratorio si celebra solo una messa e non vi sono arredi sacri se non qualche candelabro di legno e una croce di legno rivestita d’argento.

Questo stato di fatto farà si che un paio di mesi dopo il parroco Angelo Perego darà notizia di quanto prescritto dopo la Visita Pastorale. La “pietra sacra” dovrà essere sostituita, così come un profondo restauro sarà necessario a tutto l’Oratorio. Non sappiamo se quanto richiesto fosse poi mai stato realizzato. Molto probabilmente non si diede seguito alle prescrizioni fino al 1862 quando, come abbiamo accennato, Beatrice Belgiojoso trasformò il locale di culto in abitazione, chiudendo di fatto l’Oratorio.

La stagione dei Casati

Agli inizi del ‘900, i proprietari Casati destinarono alcuni locali della Cassinetta per ospitare figure pubbliche, come il medico condotto, confermando quando già in uso ai tempi dei Gallarati, e il segretario comunale. Lo stesso luogo fu poi utilizzato, sempre dai Casati, durante la Seconda Guerra Mondiale, allestendo qui, luogo appartato e ritenuto sicuro, la gestione amministrativa della famiglia. Personaggio di riferimento quel ragioniere Saracchi, che curò i beni dei Casati, ancora fino agli anni ‘60-’70 del ‘900. Sappiamo che durante l’ultimo restauro che ha trasformato gli edifici in complesso residenziale, senza più alcuna connotazione dell’antico insediamento, vennero alla luce documenti da ricondurre all’epoca dei Belgiojoso-Giulini, forse dimenticati o abbandonati, negli anni della guerra. Da quanto ci hanno detto, sembra che in parte furono distrutti e in parte finirono nelle disponibilità di uno storico locale, che nel corso degli anni ne ha pubblicato alcuni stralci. 

La sfilata dei “paracarri” sulla strada che scende verso la Vega, probabile retaggio dell’epoca di “Rinaldo Barbiano di Belgiojoso”

Per finire una curiosità, scendendo sulla strada che conduce alla cascina Vega, troveremo ancora parte di quei paracarri, che qui a Velate, nel 1990, furono stimati in poco meno di 2000 e che sono da ricondurre all’epoca di Rinaldo di Belgiojoso.  Nell’ambito del grandioso risanamento messo in atto dal Belgiojoso, particolare attenzione fu posta anche al sistema viario del paese. Fra tutti l’apertura del lungo rettilineo che partendo dalla villa, saliva verso il Mongorio ne fu un tipico esempio. Il viale fu poi prolungato sino a Rogoredo nel 1837 da Giorgio Giulini, genero del Belgiojoso. Il piano stradale collocato ad una quota sopraelevata rispetto alla campagna, era realizzato per dirigere, in modo opportuno, lo scolo delle acque. Non mancò inoltre la selciatura, che caratterizzava l’intera viabilità a cui aveva messo mano il nobile. Per quanto riguarda i paracarri  erano una peculiarità che segnavano le strade velatesi, elementi, anche questi, del preciso obiettivo a cui mirava il progetto innovatore del Belgiojoso.