Gli Enti Ecclesiastici e le loro proprietà ad Usmate e Velate, tra XII secolo e metà ‘800 (seconda parte)

Gli Enti Ecclesiastici e le loro proprietà ad Usmate e Velate, tra XII secolo e metà ‘800 (seconda parte)

Il Monastero di S. Margherita di Monza

Avevamo terminato la puntata precedente raccontando della vendita dei fratelli Albrizi della “Possessione della Vega” al Monastero delle Monache di Bernaga. Poi nel 1643 un altro Albrizi, Giacomo, l’ultimogenito degli Albrizi di Velate, per 10059 lire imperiali, vende la possessione della Tamburina che comprende la cascina e il bosco per un’estensione di 230 pertiche totali. L’acquirente è il Monastero di Santa Margherita di Monza, noto per la conosciuta vicenda della Monaca di Monza, che aveva coinvolto da vicino il territorio di Velate, diversi anni prima, nel primo decennio del Seicento. Durante questa transazione abbiamo ancora notizia del peso che aveva avuto il Capitolo di San Giovanni di Monza su queste terre. Un antico livello, a favore del canonicato di Monza, risultava ancora a carico della possessione, dagli accertamenti eseguiti si riscontrò che tale “aggravio” era già stato passato su altra proprietà degli Albrizi, la possessione della Brina. A proposito della Tamburina, ricordiamo come la collocazione della stessa, non fosse dove oggi sorge l’ammodernato complesso residenziale, appunto in via Tamburina, ma al tempo della vicenda si posizionava dove oggi insiste la “Madonna del Passin” (vedi articolo Informatore Comunale dicembre del 2016). Dal 1643 al 1785 anno della soppressione del Monastero di Santa Margherita di Monza, le monache usufruirono dei frutti della possessione, affidando la stessa a diversi massari, che dividevano quanto prodotto con le monache. Un anno dopo la soppressione dell’ente religioso, l’Ufficio del Regio Economato Generale di Milano pubblica un bando, che elenca tutti i beni del monastero, con l’intento di alienare gli stessi, “per vendita o per contratti misti”. Tra le pertinenze compare: “Nel territorio di Velate, pieve di Vimercate. Possessione detta la Tamburina consistente in Vigne, Campi e Boschi con casa, lavorata dal massaro Francesco Antonio e consorti Cereda, con locazione di anno in anno”. Al termine dell’asta la possessione veniva assegnata per “contratto misto” al Sig. Dott. Gio. Batta Riva, “notaro di Milano”. Il tipo di contratto prevedeva che il Riva diventasse proprietario di un terzo della possessione sborsando 6888 lire, gli altri due terzi erano assegnati in affitto per una spesa annua di circa 413 lire. In seguito con l’avvento di Napoleone e la nuova amministrazione bisognosa di risorse per finanziare la Grande Armata, il Riva riscatterà ad un prezzo più che conveniente anche i due terzi della proprietà che teneva in affitto.

Pianta della Cascina Tamborina, nella collocazione originale nella zona della Madonna del Passin, e una ricostruzione della stessa dalla descrizione relativa all’epoca dell’acquisizione di Gio. Batta Riva

I beni ecclesiastici al tempo del Catasto Teresiano

Nel percorso cronologico che stiamo raccontando, approdiamo ora al censimento, noto come Catasto Teresiano, che ci restituisce un preciso quadro delle proprietà, negli anni Venti del Settecento. Questa in sintesi la situazione nel territorio di nostra competenza. Per Velasca, che ora possiamo considerare realtà autonoma rispetto al territorio di Usmate-Velate, riscontriamo sulle circa 1100 pertiche censite una percentuale del 30,5% da attribuire a enti religiosi. Usmate delle 4500 pertiche tassate, i beni ecclesiastici coprono solo il 3,5% e sono così ripartite: 100 pertiche del convento S. Gerolamo di Vimercate, 29 della Parrocchia, altre 21 di competenza del curato e 9 pertiche della Parrocchia di Carnate. Infine su Velate, 7500 pertiche censite: proprietà religiose 16,7%, di cui 745 del Monastero di Brugora, 230 pertiche Monastero S. Margherita di Monza, 88 della Parrocchia, 70 della Scuola del Santissimo, 81 del Capitolo di S. Giovanni di Monza e 36 pertiche del curato. Da quanto osservato riscontriamo la nuova presenza del convento di S. Gerolamo di Vimercate che ha acquistato la proprietà, nel 1698, da Lodovica Olivera, moglie di Ascanio Bescapè, famiglia con importanti proprietà in Usmate a partire dai primissimi anni del Seicento. Nella vendita, oltre ai terreni è indicata una casa da massaro, che risulta affidata in affitto. L’edificio si collocava nello spazio, in posizione leggermente arretrata rispetto l’attuale via Roma, tra la struttura occupata oggi da “Synlab” e l’edificio della farmacia. Le restanti poche pertiche riconducibili alla Parrocchia e al curato di Usmate, sono attribuibili a quelle antiche proprietà che risultavano in passato di competenza del Capitolo di S. Margherita e S. Zenone legate alla chiesa Parrocchiale di Usmate
Altra nuova presenza è determinata dalla Scuola del Santissimo Sacramento di Velate. Una prima acquisizione risaliva all’eredità di Gio. Pietro Mariani, che aveva dettato il suo testamento nel 1662, la volontà del testatore prevedeva in contropartita una messa quotidiana per la sua anima, celebrata dal titolare di quella “cappellania“ che sussisteva nella Parrocchiale di Velate. Una parte del lascito sarebbe poi servita per soddisfare i bisogni della congregazione. La proprietà, di indubbio valore, era composta da otto siti terreni e altrettanti superiori, stalla, cantina e granaio, oltre a diversi appezzamenti di terreno. Il caseggiato, (mappale 266) era collocato nella corte comune con il Signor Dottor Fisico Cristoforo Rainoni, per intenderci zona dell’odierna “Curt Granda”. Poi il 29 agosto del 1745 il marchese Gio Giorgio e il conte Anselmo, fratelli Serponti, effettuano uno scambio d’immobili, con la Veneranda Scuola, cedono “l’ultima Casa vicino alla chiesa”, (mappale 259) abitazione che era stata degli Osio, ricevendo in cambio i beni dell’eredità Mariani. Nell’atto di permuta i Serponti s’impegnarono, a loro spese, ad effettuare lavori nell’immobile ceduto, affinché l’edificio ospitasse il Cappellano ed eventuali “pigionanti”. 

Il centro di Velate in occasione del censimento noto come “Catasto Teresiano” con le abitazioni oggetto dello scambio tra la Scuola del Santissimo e i Serponti

 Altra donazione alla medesima “Scuola” si riferiva al lascito indicato nel testamento redatto nel 1716 da Giovanni Brambilla, che abitava alla Cassinetta. L’uomo aveva messo a disposizione terreni e una piccola abitazione, nella località appena citata. Il lascito sarebbe servito in parte per una celebrazione in perpetuo di messe in suo suffragio e in parte per i bisogni della “Scuola”. Nel 1743 tale proprietà risulta affidata in affitto perpetuo a Giovanni Battista Gallarati. In seguito, nel 1774, i beni della Cassinetta saranno ceduti definitivamente a Giovanni Giuseppe, figlio del precedente.
Tra i possedimenti ascrivibili alla Parrocchia di Velate erano compresi quelli ceduti, nel 1737, per volontà testamentaria di Laura Marliani vedova Rainoni, affinché con il reddito prodotto si celebrassero messe in suo suffragio. Quando nel 1781 gli ultimi eredi della dinastia Rainoni cedono le loro proprietà di Velate ad Angelo Serponti, nei patti di vendita si legge, che qualora il Serponti avesse, a fronte di future leggi, avuto modo di entrare in possesso dei terreni messi a frutto per le messe della loro ava, il carico della celebrazione della messe sarebbe stato del Serponti.

La Cassinetta, in un disegno di Iginio Gatti, realizzato prima della ristrutturazione del complesso

L’alienazione dei beni ecclesiastici tra Giuseppe II e Napoleone

Una sostanziale svolta, fu attuata dal Governo austriaco, che nel periodo dal 1783 al 1786 iniziò ad estromettere gli enti religiosi dalle loro proprietà; a segnare il momento storico la “politica ecclesiastica” di Giuseppe II indirizzata a diminuire l’ingerenza della Chiesa, sulle attività non ritenute strettamente “spirituali”. Tra le misure adottate la decisione di procedere alla soppressione di quegli ordini religiosi la cui missione non contemplava specifici intenti umanitari. A tale fine fu disposta una massiccia confisca dei beni detenuti da tali associazioni religiose, che in seguito furono venduti all’asta. Qualche attenzione venne comunque posta provvedendo al vestiario e alla pensione anticipata per tre mesi, per quei religiosi, che venivano a trovarsi in questa transizione. Allo stesso modo si cercò di preservare quei monasteri che svolgevano funzioni educative. Poi tra il 1795 e il 1815 con l’avvento di Napoleone in Italia, le proprietà ancora detenute dal clero furono al centro di vicende che determinarono la loro alienazione a favore della neonata Repubblica Cisalpina. Molte di queste proprietà furono messe in vendita, o meglio assegnate a quei “cittadini”, che per loro scelta o per obbligo, avevano acquistato “azioni della nazione” ed in funzione del valore dei prestiti elargiti allo stato, avevano ricevuto in cambio queste proprietà, ora indicate come “beni nazionali”. Come abbiamo visto le proprietà dei monasteri, nel nostro territorio, furono interessate dalla prima fase di estromissione, promossa al tempo degli austriaci, mentre il periodo napoleonico contemplò quel processo di “affrancazione dei livelli”, che di fatto convogliò nella mani del ceto più abbiente, per cifre molto spesso irrisorie, quei beni nazionali, che risultavano in affitto.

Una processione a Velate quando “prebenda” e “fabbriceria” avevano ancora un loro peso sulla vita della parrocchia

Metà Ottocento: la definitiva uscita di scena delle proprietà ecclesiastiche

Infine, il censimento a metà Ottocento, “Catasto Lombardo-Veneto” certifica il risultato degli ottanta anni trascorsi che condussero all’uscita di scena delle grandi proprietà degli enti religiosi. Questa la situazione nel territorio di Velate, dove comprendiamo anche i beni tenuti da “enti benefici” come l’Ospedale Fatebenesorelle di Milano e L’Ospedale Maggiore di Milano, che detengono la metà di quel 4,6%, ancora in “mani ecclesiastiche”, l’altra metà, circa 130 pertiche metriche, sono appannaggio della Prebenda Parrocchiale, vale a dire il complesso di terreni e case, che forniva al parroco il necessario per vivere. Ricordiamo come “l’istituto della prebenda” abbia cessato di esistere nel 1984. Al suo posto è stato creato l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del clero, che raccoglie e amministra tutti gli ex benefici parrocchiali e canonicali della Diocesi. Ritornando al citato censimento una quarantina di pertiche, che risultano affittate ai Belgiojoso, sono di pertinenza della Fabbriceria Parrocchiale. Due parole per conoscere anche questa forma associativa di origine antichissima, con il compito di provvedere, senza ingerenza nei servizi di culto, con i proventi derivanti dall’amministrazione del suo patrimonio, alla manutenzione ed ai restauri della chiesa. Per Usmate ancora più esigua la residua presenza ecclesiale, dove la Prebenda Parrocchiale arriva a possedere meno dell’1% del totale del territorio censito con solo 28 pertiche metriche di terreni.

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