L’Ar-core del futuro… uno sguardo al suo passato (seconda puntata)
Bestetti-Falck… memorie
Nella precedente puntata avevamo raccontato del progetto “HangAr-core” e di come riempire l’attesa che ci separa dalla sua realizzazione. Tonino Sala aveva descritto, con una precisa e puntuale sintesi la storia che era stata all’origine della Falck e del sito produttivo, che dalla prima collocazione, sull’attuale piazza Pertini, si era poi trasferita in via Cesare Battisti, per occupare l’area che aveva visto svilupparsi la storia della Bestetti e del campo volo collegato. Si da il caso che la nostra impareggiabile guida, Tonino Sala, abbia avuto un’esperienza diretta negli stabilimenti arcoresi della Falck, lavorando lì dal 1947 al 1985. A questa lunga carriera, di cui ci farà partecipi nel racconto odierno, Tonino ci dirà, inoltre, della sua prima esperienza lavorativa, ancora molto giovane, finita la Seconda Guerra Mondiale, alla Bestetti, che cercava di rimettersi in piedi con nuove attività produttive, che sostituissero la non più praticabile “via aereonautica”, conseguenza delle sanzioni che avevano segnato la tragica vicenda della guerra.
Paolo Cazzaniga
Nuovi palazzi coprono, dominandolo trasformato, il luogo dove, per quasi un secolo, si svolse il tribolare del vivere nella conquista del pane quotidiano.
Quelle che seguono sono note personali rimaste nella memoria, così come sono ritornate in mente parlandone con Paolo, senza pretese di fare storia, cercando di dare una successione al racconto…
Tonino Sala
Anno 1946 ultimo quadrimestre, Bestetti, chiusa da poco tempo la produzione degli aerei, rinnova la “Ragione sociale” (ora è ASTRA) e ritorna alla falegnameria di più o meno “alta qualità”; ha assunto una grossa commessa di produzione di sgabelli per le mense ed a costruirli assume ragazzi e ragazzine. La voce corre e arriva anche da noi fratelli (due gemelli e il maggiore diciassettenne disoccupato) e in un momento ci troviamo intruppati a battere chiodi assemblando a martellate settori di assi pretagliati e pre-sagomati. L’inchiodatura è fatta appoggiati a banchi da falegname collocati sul margine sud dei capannoni, il lavoro ferve… passa il tempo… una sirena fischia e i capannoni si svuotano… è l’ora della mensa… anche a noi (fuori quota), previo prenotazione a mezzo di medaglia di riconoscimento numerata, è offerto il pasto… e così si continua giorno per giorno fino all’esaurimento della commessa, riassunto del conto e ritiro dei quattrini (4 lire a sgabello).
Lo stabilimento aveva l’accesso degli operai, fronte sulla via Battisti, subito dopo le case della ex cascina Visconta, stretto da un fabbricato a più piani, parallelo al confine; sempre al limite della via, a far da confine, sorgeva la mensa operaia che, grazie alle velleità artistiche di giovani attori dilettanti che in concorrenza alla filodrammatica oratoriana, avendo costituito una compagnia teatrale, estemporaneamente, nel fine settimana, si esibiva recitando su un palcoscenico improvvisato nel salone-mensa debitamente adattato. Le recite erano state già avviate dai tempi ante guerra nel salone ex-Casa del fascio e il dirottamento in altra sede era avvenuto dopo che il “Circolino” avendo ottenuto di rientrare nei possessi praticamente espropriati negli anni venti, aveva lasciato il gruppo teatrale senza spazio.
Per la verità ho visto poco sia di impianti di produzione che di organizzazione e di dislocazione di reparti o altro, quello che si vedeva: la mensa, gli uffici, i capannoni, ecc. li avevo già esplorati con la gang della “bagaera” arcorese arrivata al saccheggio (residui di ciò che altri prima di loro già avevano arraffato) nell’ultima frazione dell’Aprile post Liberazione.
10 Febbraio 1947, ho 14 anni e tre mesi, grazie alla raccomandazione della madrina di mia madre, signora Zerboni, vengo assunto in Falck che completerà il suo nome con Arcofil quando nei primi anni cinquanta, acquistato l’ex Bestetti impianterà un nuovo stabilimento per la produzione di tubi senza saldatura (Arcotub).
Il direttore, ex proprietario, è Zerboni, rimasto a condurre lo stabilimento. Falck al programma di produzione di reti, griglie, tele metalliche e lamiere forate ha aggiunto la trafila e gli elettrodi rivestiti per saldatura. Nel personale operaio sono inclusi parecchi giovani reduci dalla prigionia o congedati, ognuno ha la sua storia particolare da raccontare. I tempi risentono ancora dell’aria del 25 Aprile, il sindacato sembrerebbe poter decidere sulle assunzioni e non solo, tanto che quando si verificò l’attentato a Togliatti fu bloccato l’ingresso con una specie di barricata di carrelli presidiata dai noti sindacalisti e commissari ex partigiani rossi in una sorta di occupazione con staffette portaordini in attesa delle disposizioni da Sesto. Alla soluzione della crisi si verificherà poi, anche qui, la divisione nel sindacato con le adesioni alla CISL.
Qualche tempo dopo Zerboni, ormai in età, si dimette e arriva dallo stabilimento Falck di Porta Romana un nuovo direttore: ingegner Franco Cesana che porta ad Arcore lo stile proprio che caratterizza, oltre alla reimpostazione della tecnologia nello stabilimento, il paternalismo proprio della Falck di Sesto: case operai, aiuti economici all’asilo – e qualche tempo dopo Cesana ne diventa presidente – attività sociali varie integrate da passeggiate, conferenze, ecc. Verso i primi del 1951 arriva un nuovo direttore e Cesana assume la carica del nuovo stabilimento Arcotub in avanzato stato di costruzione.
Ora vi è una sospensione, passano undici anni, nei quali da garzone avvolgi-spole per quasi un paio d’anni provvedo il necessario a una coppia di anziani che se le tirano l’un l’altro in un vorticare di braccia infilandole tra l’ordito dilatato, che il battente del telaio alterna, intrecciando i fili dei licci; qualche mese di vagabondaggio, poi, divento apprendista stampista, nel frattempo frequento la scuola professionale arcorese serale (tre anni) e arrivo ai 18 anni.
Allo scadere del termine esame Capolavoro per la promozione a operaio qualificato: costruzione di uno stampo e prova in macchina… tutto Ok… regolazione qualifica e paga… ora sono operaio. Vagando, nel post-lavoro, fra scuola d’arte, che non ha ancora aperto le iscrizioni, e Ragioneria finisco per iscrivermi al Mosè Bianchi… termino l’anno quando arriva la chiamata in Marina.
Per 26 mesi svolgo il servizio militare e dopo qualche ritardo completo gli studi serali di ragioneria, si arriva quindi all’autunno 1958 quando, dal lavoro di stampista, dopo il diploma, mi trasferiscono alla FALCK – ARCOTUB. Prati, Capufficio personale (MOPE-Mano d’opera operai) viene nel vecchio stabilimento dove svolgevo la mia mansione e mi fa chiamare in ufficio dove mi propina il suo catechismo invitandomi, in poche parole, ad afferrare il concetto che… stai per andare in un posto dove tu sarai dalla parte del padrone… un invito a formarsi una diversa mentalità…
E’ il primo ottobre, sono all’ingresso di Arcotub, mi presento al Capo guardie, ex carabiniere maresciallo Riccio, …breve telefonata arriva un fattorino in divisa, che si muove in bici (ha un braccio ridotto a metà, indossa una protesi che, in cuoio, simula anche una mano, scoprirò poi che è una amputazione di guerra subita in Africa) il quale mi riconsegna ai fattorini della direzione, passa un breve tempo e mi presentano al direttore amministrativo dott. Magni, poche chiacchiere, e poi a Prati. Sistemato il carteggio di passaggio in carico, compilato il cartellino delle presenze, dopo una camminata per strada e capannoni, fin quasi a Velasca, il fattorino mi accompagna nell’ufficio di reparto al capo Ing. Francesco (Ciccio) Scariolo.
Lo stabilimento è ormai riadattato alla nuova organizzazione: eretto un nuovo accesso completo di impianti di pesatura per autocarri con rimorchio, è tracciato un doppio viale (Via Bestetti) che dalla via Battisti, dopo un centinaio di metri, sulla sinistra immette alla portineria-corpo di guardia dove sono collocati gli orologi marca tempo, con le rastrelliere con i cartellini del personale, e da qui passaggio al “biciclettaio” (deposito biciclette), al piazzaletto e alla strada per magazzini e reparti di produzione.
Ricognizione dell'area industriale
Proponiamo in questa immagine gli stabili del complesso industriale, prima Bestetti e poi Falck, quando le attività produttive erano già state dismesse e prima del totale abbattimento, per fare posto al residence “Torri nel parco”
L’organizzazione Bestetti dall’1 al 9 conteneva magazzino materiale di produzione, banchi da falegname e aree di sosta per montaggio motori, riparazione aerei e hangar;
1,2,3 – Manutenzione e preparazione attrezzature per i cambi misura
Da Via Battisti si può accedere alla portineria-ingresso maestranze, dal nuovo viale o anche a lato della mensa, che diventerà presto anche bar, poi al “biciclettaio”. Tra il “biciclettaio” e la Visconta viene eretto un bocciodromo coperto con tre campi di gara.
Dall’ingresso, passati i cancelli del viale che prosegue verso i reparti, a sinistra si sfocia su un piazzale (qui le strutture esterne di Bestetti sono rimaste tali e quali) dove sul fronte a Nord, l’area dei capannoni, ex hangar, è stata trasformata: i capannoni-hangar delle falegnamerie, manutenzione e montaggio degli aerei ospitano ora l’officina meccanica che assicura la preparazione dei montaggi degli apparati di laminazione, riparazioni e manutenzioni impianti; il reparto per la produzione dei “manicotti”, la falegnameria, il magazzino dei muratori e dei verniciatori, il ricovero per la locomotiva e la preparazione dell’impasto di grafite e olio per la lubrificazione del congegno di estrusione della pressa.
Sul fronte Sud trova posto il capannone Laboratorio e Collaudo, poi, staccata da un vialetto che immette al garage dei mezzi di movimentazione interni, la direzione e gli uffici; a seguire, dopo uno slargo decorato da una fontana, l’ex essiccatoio, un tempo provvisto di caldaia per la produzione di vapore e un’alta ciminiera, ridotto in uffici nel pianterreno e in archivio nei piani superiori e cancelleria.
Staccato dal complesso, sul retro delle officine, un capannone doppio dall’architettura particolare, costruito nei primi anni quaranta, è organizzato a magazzino dei materiali vari relativi alla produzione.
Più dietro è in funzione anche un impianto di chiarificazione delle acque di scarico, acque usate negli impianti di produzione, con prelievo e verifica prima dello svuotamento nella condotta costruita fra lo stabilimento e la Molgorana, attraverso lo scarico canalizzato che corre sotto le Vie Foppa-Tomaselli.
Lo stabilimento è fornito di raccordo ferroviario con relativa ferrovia per la movimentazione delle materie prime – spedite da Sesto o Bolzano anche con tradotte, cioè veri e propri treni interi – e dei prodotti finiti dai reparti ai magazzini
Quella che segue è la poca documentazione fotografica della fine ad Arcore del mito Falck così già avviata come l’ho trovata in una delle mie, un tempo, peregrinazioni mattutine…
Per saperne di più
Per quanto riguarda la nuova ragione sociale “ASTRA”, dobbiamo rettificare quanto riportato più sotto a seguito delle precise note fatteci avere dal signor Salvatore Sodano, che cura un interessante sito “Tennis vintage”.
Queste le sue indicazioni: “Premetto che c’erano diverse aziende con denominazione ASTRA, anche in Brianza e ancora recentemente. …abbiamo riscontrato che effettivamente la Astra alla ex Bestetti non poteva essere quella del reportage pubblicato sulla rivista Tennis Italiano del 1947. La ASTRA di Luigi Reanda aveva la sua produzione a Bovisio dai fratelli Zari, fabbrica più o meno uguale a quella di Arcore (senza che le due aziende non entrarono mai in competizione tra loro N.d.R.). Bovisio e Arcore distano pochi chilometri tra loro, un tempo solo la campagna le divideva. Un errore di collocazione ci può essere stato, sappiamo che entrambe producevano materiale bellico durante la guerra e che potrebbero aver subito danni. Ripeto, viste dall’alto le due fabbriche sono molto simili. Ma la fortuna mi venne in aiuto facendomi trovare centinaia di foto della fabbrica Zari datate anni 40; fatture, documenti e testimonianze varie, anche di persone che presso la ditta ASTRA ci lavorarono, ma in altra sede a causa dei bombardamenti.”
Quanto segue va dunque letto tenendo conto della nota appena proposta.
A proposito di questa parentesi e della nuova ragione societaria “ASTRA” (Articoli Sport invernali Telai Racchette Accessori) occorre fare una puntualizzazione. Dalle notizie raccolte la società in questione era stata fondata nel 1935 da Luigi Reanda con sede produttiva a Azzano di Mezzegra (Como). L’attività di questa società, che produceva racchette da tennis e sci, in seguito localizzò la sua produzione ad Arcore. Notizia poi confermata dalla produzione giornaliera, nel 1947, in quel di Arcore, di 200 telai di racchetta al giorno. Dalle informazioni dirette di Tonino e da quanto contenuto nelle note proposte più avanti, possiamo supporre che tale produzione approdò ad Arcore solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Al momento non siamo in grado di conoscere quale fossero gli intenti intercorsi fra il Reanda e i Bestetti, se ci fosse una partecipazione dei protagonisti nelle due società oppure se i Bestetti realizzassero i manufatti in “conto lavoro” per Reanda. Proponiamo, per completezza d’informazione, quanto abbiamo scovato nella nostra ricerca.
(Lasciamo il link per chi desiderasse avere informazioni sulle “racchette Reanda”, che comunque non sono da ricondurre all’attività della Bestetti)
Ancora sul tema queste altre interessanti note. (Prendiamo nota del possibile fraintendimento dell’estensore dell’articolo del 1947, che ha confuso Arcore con Bovisio, come osservato dal signor Salvatore Sodano)
1947 – Reportage di Tennis Italiano alla Astra di Arcore dove la produzione delle racchette è a ritmi elevati: 150 operai realizzano 200 telai al giorno
E le racchette si fanno….così. Visita alla fabbrica ASTRA, di Luigi Reanda ad Arcore. “Una grossa segatronchi riduce delle assi che vanno agli essiccatoi. Antri scuri, riscaldati che asciugano il legname e gli impediscono di torcersi dopo a lavorazione. Frassino, mogano, noce. Il tronco è trasformato in infiniti oggetti. Da una caldaia cola silenzioso un fil di colla liquida. 200 telai al giorno, 150 operai impegnati. Alcune ragazze forano i telai; poi si incorda con budello, seta, si bilancia per i più esigenti.”
Poi ancora
ASTRA Periodo di produzione 1935 – 1955 ca
Il fondatore di questa ditta, Luigi Reanda, è stato presente nel mondo del tennis sin dal 1930 quale importatore di corde. Troviamo i primi riferimenti a Reanda quale costruttore di racchette attorno alla metà degli anni ‘30 e abbiamo anche informazioni che ne indicano la sede prima ad Azzano di Mezzegra (Co) e poi ad Arcore (Mi). All’inizio il logo era firmato “Astra” ma successivamente sulle racchette apparve in evidenza il nome di “Reanda”. Riportiamo alla lettera le parole apparse in una recensione del 1947. E’ da poco finita la Seconda Guerra Mondiale e l’articolista visitando la fabbrica di Arcore, dove si costruiva di tutto, dai mobili agli sci, ai contenitori di legno per le radio, scrive :” Abbiamo pregato l’amico Luigi Reanda, creatore e produttore delle racchette Astra, di superare il logico riserbo – quel riserbo che ogni industriale si pone nel non mostrare i propri sistemi di fabbricazione – ed a pochi chilometri da Milano, all’inizio della Brianza, siamo andati a visitare gli stabilimenti di Arcore. Dalla guerra alla pace. Là dove si fabbricavano durante la guerra aeroplani, in enormi saloni alti più di venti metri, abbiamo seguito passo a passo, come nasce una racchetta da tennis.”
Fine seconda puntata
Aspetti, località e storia della Brianza. "Ci sono paesaggi, siano essi città, luoghi deserti, paesaggi montani, o tratti costieri, che reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le loro storie, si se le creano". Ecco che, come diceva Sebastiano Vassalli: "E’ una traccia che gli uomini, non tutti, si lasciano dietro, come le lumache si lasciano la bava, e che è il loro segno più tenace e incancellabile. Una traccia di parole, cioè di niente".