Il Laghettone di Bernate

Il Laghettone di Bernate

Questo sconosciuto...

Verrebbe da dire così. Che ci siano le idee chiare di cosa sia e dove sia questo mitico “Laghettone”, non è proprio sicuro. Ci si aspetterebbe un bello specchio d’acqua, corposo, ma così non è. Lo è stato senz’altro in passato, come vedremo. Oggi con “Laghettone” si identifica una zona, se vogliamo il terminale di un bacino imbrifero, questo si. Quando più avanti Tonino Sala, autore della più parte di questa ricerca, che vado ad assemblare, disquisisce sull’etimologia del luogo, definendo “Laghettone” un accrescitivo di un diminutivo, condensa l’essenzialità della funzione di questo luogo. Abbiamo un chiaro esempio di “vasca volano” ante litteram, leggi metà Settecento, quando fu realizzato, azzardiamo: “laghetto” (diminutivo) quando l’apporto di acque è contenuto ed il regime del flusso normale, per diventare “laghettone” (accrescitivo), quando la necessità d’ingrossarsi si evidenzia, accumulando una quantità d’acqua che altrimenti inonderebbe le zone sottostanti al bacino. Oggi anche questa funzione è venuta meno, nuove e moderne “vasche volano” sono in costruzione, alla luce dei mutati percorsi dei corsi d’acqua della zona, che nei precedenti decenni, sono stati sacrificati e stravolti, senza la minima sensibilità di quella che forse, non è mai troppo tardi, oggi si identifica come “tutela del territorio”. Ma veniamo al nostro “Laghettone” per saperne qualcosa di più.

Due righe di storia

Non si sa se sia leggenda o realtà, ma secondo quanto riportato da alcune note su documenti giacenti nell’Archivio comunale, sembrerebbe che la costruzione della paratia di sbarramento alla profonda incisione del pianalto del Masciocco (che fa anche da sentiero di collegamento diretto della zona Roccolo con la strada per Velate) per provocare l’invaso a formare il “Laghettone” sia da attribuire al Conte Giacomo Durini, nel periodo compreso nella seconda metà del Settecento.
I Durini sono coinvolti nella storia arcorese per più motivi che vanno dall’acquisto della Villa Cazzola, al Patronato esercitato sulla chiesa “Nuova” di Sant Eustorgio per incarico del governatore austriaco Firmian (nell’Archivio parrocchiale è custodita la copia della lettera di delega) fino al dominio sul luogo di Bernate.

Nella mappa proposta il percorso: partendo dalla strada che congiunge Bernate con Velate, l’indicazione dell’inizio di via del Laghettone e quindi sino al sentiero che percorre lo sbarramento. Per arrivare sino al sottopasso della ferrovia limite nord del bacino. Proseguendo su questo sentiero si può dirigersi verso il Masciocco.

Uno scorcio di "zona umida" all'interno dello spazio denominato "Laghettone"

L’etimologia e l’origine del nome

Sembrerebbero un po’ assurde; inesistente nella nostra lingua (accrescitivo di un diminutivo), chiara italianizzazione di un termine dialettale; il battesimo dipende dall’esistenza, prossima allo stesso luogo, di una pozza chiamata pomposamente laghetto (un tempo ben ripulito, consentiva di spassarsi qualche ora nel tentativo di catturare piccole tinche; oggi impantanato, quasi interamente prosciugato e invaso da vegetazione), di origine antica, probabilmente fosso di impasto di argille per la costruzione di mattoni crudi (essicati al sole) poi impiegati nella costruzione dei capanni (casinòt); ne consegue che non si poteva chiamare “lag”, vista la dimensione, né si poteva chiamare “laghet” perché ne esisteva già uno, non restava che il neologismo: “laghetón”.

elaborazione della mappa: Tonino Sala

Il bacino del Laghettone

Il bacino imbrifero risale fino alle pendici del Dosso, scorre sulla costa del Belgioioso, fluendo poi nell’incisione del pianalto dei terreni del Masciocco e del Roccolo. L’emissario è il Rio Rinz.

La figura mette in evidenza il bacino di raccolta delle acque che un tempo mantenevano a livello il Laghettone. Percorrendo la strada tra Velate e il Masciocco si vede chiaramente il declivio che origina dai rilievi del Dosso, uno scarico attraversa la strada per finire in una specie di imbuto che scaricando nell’intaglio originale sfocia sopra Bernate dando inizio al Rio Rinz.

Per una precisa connotazione di quali fossero i differenti apporti che concorrevano sino agli anni ’70 -’80 del XX secolo, a fare del “Laghettone” un invaso dalla capacità ricettiva ben diversa dall’odierna, ci affidiamo a quanto indica Gianni Magni nel suo volume “Dal Principe al Popolo”, riferendosi a tre distinti corsi d’acqua.

Cavo Carlino: partiva da località Tre Case, (Velate) ricevendo le acque del Cavo del Ronco, che proveniva dalla parte nord di Velate, scendeva in direzione rettilinea nord-sud, fino a lambire le cascine San Rocco e la Carlina, (Arsenale della Corte Casati) lasciandole sulla destra e giungendo sino alla cascina Belgiojosa, dove convogliava le sue acque nei boschi fino all’invaso del Laghettone.

 

La zona appena sotto la località Belgiojosa, dove le acque del Cavo Carlino iniziavano il percorso tra i boschi sino all'invaso del Laghettone

Rio Salvadiga: a metà strada tra Velate ed il Masciocco esiste un manufatto che trasporta le acque da nord a sud della provinciale 177. Tutte le acque delle colline più alte ad est del territorio di Velate, scaricano qui le loro acque. Il manufatto le trasporta quindi a valle, ricevendo in itinere anche gli apporti dei campi della Salvadiga di Velate, a ovest di via De Gasperi e finendo nell’invaso del Laghettone.

Torrente Rinz: è il torrente della valle di Camparada in zona “La Torre” e “Masciocchina”. Questo torrente dirige nel Laghettone, da cui fuoriesce modulato dirigendosi nel suo alveo verso Bernate di cui lambisce le scuole elementari, prima di riversarsi nella Molgorana lungo la ex statale 36.

 

In località Bernate il rio Rinz, sottopassa via Varisco (immagine di destra) per dirigersi, lungo il muro dell'edificio delle scuole elementari di Bernate, verso la Molgorana (immagine di sinistra)

Dopo gli interventi degli anni ’70-’80, le acque di pertinenza del territorio di Velate, non raggiungono più il bacino del Laghettone, sono ora intubate nella ripida discesa della cascina Belgiojosa fino al collettore posto in prossimità delle Brugorella.

Il sentiero che percorre la diga che sbarra il bacino del Laghettone

La morfologia della zona

Due modesti rientri, dai quali parte il primo sentiero di accesso ai rialzi collinari (Via Laghettone), sfociano sul piano della Via Varisco articolando la costa che a forma di cuneo costituisce la sponda della prima vera incisione che genera lo scarico della valletta dell’ex Laghettone. 

Sulla via che conduce da Bernate a Velate, (via Varisco per Arcore, poi via Giovanni Bosco, per Velate) troviamo l'inizio di via del Laghettone

La valletta fu ostruita nel ‘700 dal Durini per formarne il bacino, risale a raccogliere i displuvi fin sotto la linea dei Dossi e della Belgioiosa di Velate.

Non abbiamo più precise notizie sull’utilizzo a cui il Laghettone fosse destinato, se quale riserva d’acqua, oppure per la pesca o fosse stato già inteso come opera idraulica per preservare da inondazioni la zona di Bernate. Abbiamo al proposito, anche se in anni più recenti verso il primo decennio dell’Ottocento, interventi mirati in questo senso a Velate per opera del nobile Rinaldo Alberico di Belgiojoso. 

La prima documentazione topografica della presenza degli invasi è riconducibile al Catasto Lombardo Veneto nel 1855

Catasto Lombardo-Veneto, con la rappresentazione degli invasi del "Laghetto" e del "Laghettone"
La morfologia delle zone limitrofe al "Laghettone" (elaborazione della mappa di Tonino Sala)

In colore marrone i relitti dei depositi delle morene del piano originale (quota metri 222) dopo il ritiro dei ghiacciai e il ruscellamento del periodo fluvioglaciale. In giallo i margini del rilevo ridotti parzialmente a ronchi coltivabili o lasciati a bosco. le righe rosse marcano le vie e i sentieri, il verde segna i fondi valle e il piano in declivio (inizio a circa 210 metri). L’azzurro rappresenta lo spazio di colma del Laghettone con il deflusso del canale Rio Rinz, mentre sul bordo alto sinistro è un breve scorcio del torrente Molgorana.

Il rilievo ai margini della zona, verso via Varisco, messi a ronco

L’antico bacino del Laghettone di Bernate fu svuotato negli anni trenta. Il racconto del deflusso ci è stato tramandato da Tonino Sala che ricordava come agli inizi degli anni cinquanta, Casimiro, personaggio storico di Bernate, narrava l’evento quale esempio di pesca miracolosa. Il luogo è indicato oggi da un cartello segnalatore del Parco dei Colli Briantei, collocato appena terminata la “diga” sulla valletta, venendo da via del Laghetto, in prossimità della deviazione a destra per il Masciocco. Il bacino è posto a monte dello sbarramento e delimitato a nord dalla ferrovia Seregno-Carnate, che presenta all’imbocco dell’invaso un sottopasso. Sempre all’interno dell’invaso e visibile un manufatto a griglia che consente il deflusso delle acque oltre lo sbarramento, così come un’asta graduata per controllare il livello nei momenti di piena. 

Stralciamo quanto ricorda Gianni Magni nel citato libro di una sua ispezione al manufatto, all’epoca in cui faceva parte dell’amministrazione comunale di Velate.

E’ stata proprio una domenica mattina di tanti anni or sono che, andando con tutto lo staff del Comune, Sindaco in testa ed Assessori e Tecnici assieme, in esplorazione de visu sul territorio, come meritevolmente si usava fare in anni migliori. Il sottoscritto rimase colpito dalla constatazione dell’ingegnosità dell’uomo: una strada carrabile attraversava il bacino del Laghettone, da una sponda all’altra. A monte la vasca era piena d’acqua (si era in primavere), a valle c’era un solo rigagnolo! “Che strano!” esclamai da profano. Ma ecco, pronta, la risposta dell’arch. Augusto Cesana, che cito con riconoscenza, perché aveva lavorato davvero con competenza e serietà: “Così devono funzionare le vasche volano: un’uscita costante e moderata in basso a livello zero ed un’altra più ampia quasi all’orlo superiore della stessa!” Mi indicò i due punti.

Dopo questa breve lezione d’idraulica applicata vediamo come oggi si presenta, attraverso le immagini, l’invaso in questione.

Terminiamo questo excursus paventando come questo verde potrebbe essere fagogitato dalla possibile ripresa del progetto per la Pedemontana Lombarda, che pensata con una viabilità a tre corsie per senso di marcia, andrebbe a occupare, compresi gli spazi tecnici, buona parte di quanto ora descritto. Al vero, nell’attraversamento della prossimità del Laghettone, sono previste delle gallerie artificiali, vale a dire che si scaverebbe il percorso a cielo aperto e quindi il tutto verrebbe richiuso, lasciando sotto il  passaggio per la strada e ripristinando, per quanto possibile, la vegetazione superiore. Nell’immagine che proponiamo si può tuttavia, rendere conto dell’impatto dell’opera.