STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “LE POETICHE SIMBOLISTE”
Una puntata dedicata alla “Storia dell’arte moderna” interpretata dal poliedrico Gino Casiraghi, che potrebbe sembrare interlocutoria. Un momento di necessario riordino “delle idee”, in vista della serie di artisti e movimenti che Gino andrà a raccontare subito dopo. Tutti esponenti di quell’ambito che saggiamente, il nostro autore inquadra come rappresentanti delle “poetiche simboliste”. Al proposito, una recente esposizione di Flavio Caroli, che in una trasmissione televisiva ha voluto soffermare la sua attenzione su un artista ai più forse sconosciuto, Emile Bernard, pure francese come altri esponenti di spicco della sua epoca, che scopriamo precursore di quell’espressione artistica, a cui ci si sta introduce, che avrebbe reso famosi altri nomi, come Gauguin e Van Gogh. Il critico lo descrive in quel limbo che definisce “dei perdenti in vita” e solo riabilitato ed eletto fra gli artisti di livello in tempi recenti. Una scoperta comunque coinvolgente, come le precise note che ci elargisce anche in questa occasione Gino Casiraghi.
LE POETICHE “SIMBOLISTE”Prima di procedere ad analizzare le poetiche simboliste, considero opportuno, per una corretta interpretazione dell’etimo che designa e nomina le suddette correnti pittorico-letterarie, disquisire un momento sul significato di “simbolo”. Nell’accezione più appropriata “simbolo” significa accostamento, segno di riconoscimento. Il simbolo è la rappresentazione di un’idea, un segno di riconoscimento espresso con un oggetto o un dato che si ricollegano, per effetto di una relazione prestabilita, a una certa realtà, e può essere anche un rapporto reciproco con la cosa simbolizzata; un collegamento con un archetipo. |
Insomma il simbolo si può configurarlo in modi diversi, ed implica un’indagine nel campo psico-visivo entro cui si stabiliscono dei valori convenzionali; perciò occorre applicarsi in una investigazione culturale dei dati significativi prodotti da un certo meccanismo comprendente anche allegorie e metafore, di cui spiegherò la differenza. Il simbolo ha in sé delle proprietà evocative che vanno oltre la definizione del nudo segno, e che non sempre è interpretabile totalmente, non sempre è completamente traducibile, per il fatto che rappresenta spesso lo schema di diverse possibili interpretazioni, oltre alle chiavi di lettura dei rapporti figura-contenuto, stile-significato. Nelle manifestazioni artistiche degli antichi, l’arte era al servizio del simbolo, non viceversa. Importavano soprattutto i significati, la decifrazione e la fruizione dei quali imponevano una concentrazione sull’immagine tale da ricavarne un racconto chiaramente comprensibile. L’arte è per sua natura una manifestazione simbolica, in quanto si esprime per immagini, le quali evocano (nel modo e nella misura volute dall’artefice) aspetti e significati della realtà. Nell’arte, ovviamente, ci sono altri importanti aspetti ed elementi da considerare: come la forma, il linguaggio, la poetica e via dicendo, ma è impensabile formulare un giudizio critico di un’opera solo mediante una lettura formalistica, disinteressandosi dei suoi contenuti (anche se ormai questi rivestono una scarsa importanza nell’espressione artistica moderna), e tralasciando d’indagare sulle stratificazioni emblematiche che caricano di significati il lavoro dell’artista. Qui si entra anche nel campo della psicologia, di cui la simbologia è un ramo importante. Nei tempi moderni si è andata sviluppando nella cultura delle arti visive una serie di studi riguardante la decifrazione dei simboli che va sotto il nome di iconologia. |
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“CLAUDE MONET” |
Aspetti, località e storia della Brianza. "Ci sono paesaggi, siano essi città, luoghi deserti, paesaggi montani, o tratti costieri, che reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le loro storie, si se le creano". Ecco che, come diceva Sebastiano Vassalli: "E’ una traccia che gli uomini, non tutti, si lasciano dietro, come le lumache si lasciano la bava, e che è il loro segno più tenace e incancellabile. Una traccia di parole, cioè di niente".