STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “IL ROMANTICISMO”

STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “IL ROMANTICISMO”

Proseguiamo l’interessante percorso attraverso l’arte moderna, con la guida di Gino Casiraghi, che ha voluto con stile semplice ed originale, affrontare l’argomento. Proponiamo in questa puntata il capitolo dedicato al “Romanticismo”.

IL ROMANTICISMO

Il Neoclassicismo, nato da idee progressiste, esaurisce la propria carica rinnovatrice col mutare degli eventi socio-politici, decadendo a squallido conformismo, a grigia ufficialità accademica.

La nuova aristocrazia dominante e la classe borghese ormai inquinata dall’obiettivo del profitto, hanno esigenza di specchiarsi in un mondo di valori che affermi la loro visione della società, originando parecchie contraddizioni: dal mito dell’eroe progressista all’intimismo raffinato, dall’utopia idealistica all’esigenza di strutturare rapporti di tipo paternalistico con la società.

A tale situazione sociale, prodotta dalla modernità, ossia dalle aspirazioni illuministiche e dalla prima rivoluzione industriale, si contrappongono dei nuovi fermenti culturali e artistici (romantici), i quali respingono tali opportunistiche incongruenze. Si oppongono al clima di restaurazione del potere aristocratico, reagendo contro i principi autoritari con un libero impegno a sostegno dei sentimenti popolari.

Il razionalismo illuministico e riformatore non aveva tenuto conto delle grandi masse cariche di aspettative che si affacciavano alla storia rivendicando, con incontenibile passionalità, il diritto di essere protagoniste e non più oggetto. Coi rivolgimenti sociali si afferma sempre più il concetto della creatività dello spirito.

Come il Neoclassicismo si fondava sulla ragione, sull’analisi rigorosa del reale con la determinazione di controllati equilibri, di contro il Romanticismo dà libero sfogo al sentimento e alla passione, rovesciando le concezioni filosofiche, etiche ed estetiche precedenti.

La tendenza romantica porta in sé un incessante fermento spirituale, quindi un inquieto atteggiamento di vibrante vitalità. E’ essenzialmente un modo di sentire l’esistenza e di rappresentare le inquietudini psicologiche degli uomini, le tumultuose passioni, la turbolenza dei sentimenti e l’angoscia per i fatti della vita e della morte.

Le sue due tendenze fondamentali sono il lirismo individualistico e il realismo storicistico e patriottico, in ogni caso il Romanticismo, almeno alle origini, è ribellione ad ogni regola o legge; pertanto è fermento, tormento e lotta.

Ora, è sempre scorretto indicare una presenza o un fatto come la causa precisa di un evento storico (pure la conoscenza è il risultato di un continuo susseguirsi di idee e scoperte), ma è importante rilevare, agli effetti della nascita del nuovo spirito di libertà e di una nuova concezione pittorica, la forte incidenza, il grado di influenza di una personalità come quella di Goya. E’ lui che manifesta (si è nel ‘700) in modo deciso, inequivocabile, il bisogno rivoluzionario di abbattere le barriere tradizionali.

Da questo momento si impone il giudizio designatore di una identità storica diversa, da cui scaturisce il sentimento romantico.

Ecco alcuni grandi esponenti dell’arte pittorica: Piranesi, Friedrich, Turner, Constable, Fontanesi ,Delacrox, Gericault e altri minori. Di questo gruppo, specialmente Delacrox manifesta, oltre al grande fermento creativo e la singolare maniera di sentire la realtà, una nuova concezione pittorica. E’ infatti la prima volta che nella storia della pittura viene applicata la scomposizione del tono locale; la prima volta che vengono usati colori vivaci e giustapposti, facendo apparire, certo in modo ancora vago ed empirico, le leggi sui contrasti: dei colori puri, dei colori complementari, dei colori caldi e freddi, eccetera, che verranno teorizzati e praticati molti anni dopo, dai divisionisti.

Il colore risulta un mezzo espressivo al servizio dell’ immaginazione. Ma come si è detto la novità più importante del Romanticismo è nello spirito che crea, non nella natura e nella realtà descritte.

L’arte italiana non ha dato molto al movimento romantico, in quanto i fermenti popolari e le trasformazioni sociali dovevano svilupparsi più tardi: col Risorgimento. Tuttavia diversi artisti italiani, dall’Hayez al Cremona, al Piccio, al Fontanesi, ecc., si sono espressi dentro una cultura che marciava in parallelo alle vicende storico-sociali, e anch’essi in aperto conflitto con l’insulso accademismo.

Alcuni storici affermano che dopo il Quattrocento la pittura non ha avuto evoluzioni fino all’evento del Romanticismo. Non è esatto. Ma certamente il Romanticismo sconvolge la tradizione dell’arte. Un nuovo spirito pervade l’artista, si apre una nuova coscienza esistenziale. Il culto dell’Io sorge prepotente nell’uomo.

Ovviamente, tale atteggiamento non sorge per germinazione spontanea, ma gradualmente, attraverso lo spirito libertario e le ideologie rivoluzionarie di alcuni uomini di cultura. Molti equivoci sono nati circa l’atteggiamento romantico. Nel corso degli ultimi due secoli di storia si sono definiti romantici dei movimenti d’opinione antiprogressisti, mentre invece il Romanticismo è un ideale fortemente progressista.

La tendenza romantica prende corpo e vigore nei periodi dl crisi della società; nei momenti di trasformazione, sempre accompagnati da incertezze e travagli.

L’estetica dell’inquietudine e del tormento, si afferma in conseguenza dell’angoscia dovuta alla perdita di certezze e di rapporti col reale (valori). Ciò non toglie però ai romantici la grande carica passionale e di lotta tesa a moralizzare le attività umane. Sostenendo la sovranità dell’intenzionalità soggettiva, essi contrappongono al concetto di causa, il decisionismo della libera volontà che crea le occasioni. Però la loro modernità è oltretutto espressa dall’aspirazione di unire il mondo della libertà con il mondo della necessità; l’intento è di scoprire una tale forza di coesione. Come si vede, “Romantico”, non è un termine di pacifico impiego.

La prima traccia di tale termine, “Romantik”, che doveva poi definire quelle manifestazioni espressive dettate da una certa sensibilità si trova in un libro inglese del 1650. E’ un termine che nasce con intenzioni spregiative, a designare aspetti, situazioni e atteggiamenti fantastici, inverosimili, chimerici e vani. Ed è anche sinonimo di selvaggio, solitario, capriccioso. Verso la fine del ‘700, i tedeschi si appropriano dell’espressione, dandogli però un significato forte: di inquietudine e turbolenza. Nel nostro tempo, purtroppo, il termine ha assunto per lo più un significato di sentimentalismo sognatore e sdolcinato, di languida passionalità.

Spesso, nel tempo, specifici termini cambiano di senso, per l’insipienza e la dabbenaggine di persone culturalmente (apparentemente) preparate, che però storpiano e mistificano (inconsapevolmente) le parole e i loro significati.

Bah, cosi va il mondo.

Decaduta l’età dei Lumi, il classico oggettivismo subisce forti scossoni. L’ansia di scoperte pervade gli spiriti: è ormai il trionfo della personalità proiettata in direzione della conoscenza. E’ il momento in cui si avviano le grandi scoperte scientifiche. Il cosiddetto “senso comune” vacilla sotto l’incalzare dell’intuizione e della fantasia.

La severa aulica concezione dell’arte classica viene meno: si afferma un nuovo spirito di ricerca, e si manifesta un grande interesse per l’arte primitiva, per le manifestazioni spontanee e dei bambini. In tutte le branche del sapere, ogni nozione viene posta in discussione, riesaminata e riconsiderata alla luce di una nuova apertura intellettuale basata sulla ricerca. Una prerogativa essenziale del Romanticismo è l’immaginazione. Esso contempla ogni sorta di manifestazione a prescindere dalla storia e dalla ragione. Non considera realtà come il tempo, lo spazio, il luogo; i termini della sua concezione sono l’infinito, l’eterno, l’assoluto. La creatura romantica è depositaria di due anime: l’una sublime, esaltante; l’altra terribile, tormentosa, fonte d’inquietudine. Essa punta sul senso del profondo e del sublime; e ciò che viene rappresentato ha sempre un che d’inquietante, un gusto dell’orrido: tempeste, cieli minacciosi, cataclismi, una natura comunque turbolenta, un pittoresco inquietante e misterioso. Dietro l’aspetto esteriore del mondo, i romantici cercano il pulsare della vita nascosta, i fermenti profondi dei sotterranei della mente. Anche la natura viene sentita come luogo tipico di una proiezione dell’ interiorità. Tale sensibilità si manifesta in più discipline: come la letteratura, la filosofia, la musica, eccetera.

Il Romanticismo, almeno alle origini, è ribellione ad ogni regola o legge, pertanto è continuo fermento, tormento e lotta. Altre sue rilevanti tendenze sono il lirismo individualistico e il realismo storico e patriottico.

Il Romanticismo non è però solo una categoria dello spirito ma anche una forma della modernità. E’ il germe che nasce dal corpo rigido del razionalismo, e dell’assestamento preoccupante della rivoluzione industriale.
Quindi non si deve equivocare, come spesso avviene, sul fatto che l’espressione romantica nasca solo come rivolta dello spirito. Si tratta anche di un atteggiamento critico riguardo alle convinzioni illuministiche e la relativa arte, che pretende di infondere sicurezza con le sue verità oggettive”.

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“LE CORRENTI SPIRITUALISTE”